Blog

01 JANUARY 1970

Quarantena: la riscoperta delle piccole cose perdute

di Carla Tinagli

L’emergenza Coronavirus sarà ricordata come il periodo più difficile e doloroso per l’Italia negli ultimi ottant’anni, ma è innegabile che abbia portato un elemento positivo: la rivalutazione di fatti, gesti e abitudini che sembravano perdute. La vita era troppo frenetica, costituita da un insieme di appuntamenti ed eventi veloci e rapidi“, conferma Claudia Romani, psicologa e psicoterapeuta a Roma, durante un’intervista rilasciata a Carla Tinagli per la rivista Vero.”Ci voleva proprio un fatto epocale, come una pandemia, per obbligarci a prendere una sosta obbligata e avere improvvisamente davanti a noi tantissimo tempo a disposizione”continua la psicologa.

Giocare tutti insieme in famiglia, coltivare piantine sul balcone, cucinare cibi buoni, sani e senza la consueta fretta

La cucina è ai primi posti: i social network documentano molti vip e persone “normali” che si mettono ai fornelli e preparano piatti più tradizionali, come il pane, la pasta e i dolci fatti in casa. “L’emergenza ha risvegliato conoscenze e patrimoni che avevamo dimenticato ma che in realtà ci appartengono e ci riportano all’infanzia, ai ricordi della nonne e di famiglia”.

Senza contare che quando si cucina e si realizza una ricetta si prova anche la soddisfazione della riuscita e misurarsi con le proprie capacità”.

Un altro cambiamento di abitudini è registrato dal fatto che le persone durante l’emergenza hanno riscoperto le attività di famiglia: si recupera il piacere di stare con i figli, di tornare a giocare con loro. “Il puzzle è uno dei passatempi più richiesti di questo momento: prevede un giusto compromesso tra evasione e creatività, può coinvolgere tutta la famiglia, non solo, richiede una capacità di soluzione dei problemi e una buona dose di pazienza, che sono importanti da tenere in allenamento in periodo di lockdown”, spiega la Romani.

Un altro fattore da prendere in cosiderazione per l’andamento dell’emergenza sanitaria è la connessione digitale. “Ha cambiato la prospettiva per tutti. I ragazzi anche i trenta-quarantenni, soprattutto se non sono in coppia, si danno appuntamento in chat con gli amici per prendere l’aperitivo, come al bar“.

Il “come stai?” suona più vero

La vicinanza non è fisica ma emotiva ed è fondamentale in quarantena: tutti desiderano condividere le cose, anche a distanza.

“Si fanno due chiacchiere, ci si dimostra disponibili, è diventato importante ricevere un sorriso o incontrare uno sguardo: anche il “Come stai?” negli ultimi tempi assume un significato diverso, che è quello della sua accezione più precisa, che riguarda la salute propria e altrui, oggi in primo piano rispetto a qualsiasi altro argomento ” dice Claudia Romani.

E’ forte il desiderio di stare all’aria aperta. C’è bisogno di normalità, si desidera ricreare l’appuntamento col bel tempo come ogni anno: esporsi sul terrazzo equivale a fare una passeggiata al parco“, sostiene la psicoterapeuta.

About The Author

I commenti sono chiusi.