Lo stalking nell’adolescenza
Cos’è lo stalking?
Con la parola anglosassone stalking (letteralmente, ‘fare la posta‘) si è soliti qualificare comportamenti reiterati di tipo persecutorio, realizzati dal soggetto persecutore nei confronti della sua vittima: si tratta di un insieme di condotte vessatorie, sotto forma di minaccia, molestia, atti lesivi continuati e tali da indurre nella persona che le subisce un disagio psichico e fisico e un ragionevole senso di timore.
In genere si parla anche di ‘sindrome del molestatore assillante‘, sottolineandone quale aspetto caratterizzante la relazione ‘forzata’ e “controllante” che si stabilisce tra persecutore e vittima; relazione, quest’ultima, che finisce per condizionare il normale svolgimento della vita quotidiana della vittima, ingenerando nella stessa un continuo stato di ansia e paura.
La ricerca attuale ha particolarmente approfondito la relazione che intercorre tra uno stalker e una vittima adulti e si va anche sviluppando quella sullo stalking adolescenziale, mentre la cronaca riporta sempre più spesso episodi che coinvolgono ragazzi e ragazze. Purcell, Flower e Mullen ipotizzano che la tendenza a considerare poco diffuso il fenomeno tra i giovani sia più legato al tentativo di non patologizzare alcuni comportamenti comuni e diffusi, come ad esempio “disperarsi” e non accettare facilmente la fine di una storia d’amore.
Lo sviluppo dei mezzi tecnologici ha dunque favorito l’aumento delle occasioni di stalking, ancora difficili da monitorare. Le potenziali vittime sono facilmente rintracciabili per mezzo della realtà virtuale: social network e telefoni cellulari rappresentano utili mezzi per procurare danno intenzionale o stress emotivo.